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Colombara, buon gusto al servizio della città



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Da sessant'anni la gastronomia di San Felice, a Vicenza, si fa apprezzare per qualità e tradizione.


Sessant'anni fa, alla vigilia del boom economico, ma con ancora nello stomaco la sensazione della fame patita durante la guerra, ci voleva probabilmente una grande lungimiranza per capire che il futuro dei piccoli negozi alimentari non si sarebbe giocato tanto sulla quantità, quanto sulla qualità dei prodotti proposti. Allo stesso tempo negli anni 70, quelli per intenderci della crisi petrolifera, non era certo facile prevedere che la gastronomia e la preparazione dei pasti pronti avrebbe conquistato negli anni seguenti crescenti quote di mercato. Sono queste due essenziali scelte, compiute molti anni fa da Angelo Colombara e lasciate "in eredità" alla sua famiglia, che costituiscono, per certi versi, la fortuna della gastronomia e salumeria Colombara, dal 1957 uno dei punti di riferimento della buona tavola in centro città ed esattamente in corso San Felice e Fortunato.

Oggi Massimo Colombara, che gestisce il negozio, riconosce ai propri genitori - il papà Angelo, mancato nel 2000 e la mamma Franca Brambati - "di aver compiuto delle scelte fondamentali per il futuro del negozio, ma anche di avermi trasmesso un amore viscerale per questo lavoro e soprattutto di avermi insegnato, fin da ragazzo, ad apprezzare e distinguere ciò che fa la qualità di un alimento."

Quando Angelo Colombara, appena ventitreenne, decide di rilevare quello che allora era un piccolo negozio di alimentari, ha già alle spalle anni di esperienza come inserviente in alcune delle più prestigiose salumerie del centro di Verona. Il gusto nella disposizione della merce, il pallino di creare vetrine coreografiche che lo distinguono fin da subito dagli altri negozi. Ma sono anche i prodotti a fare la differenza: qui si può trovare, ieri come oggi, il prosciutto di San Daniele e Parma scelti direttamente durante i periodici viaggi compiuti nelle prestigiose zone di produzione, ma anche la sopressa vicentina e tante altre specialità locali e regionali, tutte scelte con la competenza di un gourmet e l'attenzione al giusto rapporto qualità-prezzo.


La svolta da negozio di alimentari alla gastronomia viene però compiuta nel '71. Angelo, affiancato dalla moglie Franca, svuota letteralmente i locali dallo "scatolame" per fare posto ad un lungo banco pieno di piatti pronti accuratamente preparati nella cucina posta sul retro del negozio. "Mio padre mi racconta - ricorda Massimo Colombara - che all'inizio i clienti erano disorientati e più di qualche massaia non capiva perchè avrebbe dovuto comperare delle preparazioni che lei era in grado di cucinare da sola a casa sua. Poi però le cose sono cambiate sia per necessità, visto che è aumentata l'occupazione femminile, sia per scelta, visto che le prelibatezze proposte trovano, oggi come allora, molti estimatori."


Anche la seconda generazione porta delle novità. La cucina viene rinnovata anche da un punto di vista tecnologico, e le proposte, grazie ai numerosi corsi e scuole di cucina nel frattempo frequentati, mirano a seguire l'evoluzione del gusto. "Alla qualità - spiega Massimo Colombara - uniamo anche la scelta di puntare solo sulle materie prime fresche, senza mai cedere alle scorciatoie del surgelato o di eventuali preparazioni specifiche che ci farebbero indubbiamente risparmiare tempo. Preferiamo invece seguire la stagionalità, affiancando l'attenzione alle specialità locali con la proposta di prodotti di nicchia provenienti da altre aree del nostro Paese, ricche di risorse enogastronomiche".


E poi ci sono altri piccoli ingredienti che legano la gastronomia Colombara ai propri clienti che non si gustano nei piatti, ma si respirano nell'aria: la familiarità l'accoglienza, il calore che da sempre contraddistingue questa storica bottega cittadina e che i vicentini hanno imparato ad apprezzare da sessant'anni a questa parte.

Tratto da un articolo di "Veneto notizie Confcommercio" edizione di Vicenza, scritto da Diego Trevisan

La consegna della targa di bottega storica


Massimo con il sindaco Achille Variati alla consegna della targa

Il cinquantesimo anniversario


Il sessantesimo anniversario!


La consegna della targa di Locale Storico Veneto


Massimo con l'Assessore regionale allo Sviluppo Economico Roberto Marcato e l'Assessore del Comune di Vicenza Silvio Giovine

Botteghe Storiche, a Vicenza 14 riconoscimenti
articolo dal sito dei Confesercenti del Veneto centrale Link


Consegnati i riconoscimenti regionali a 14 botteghe storiche del vicentino.
Sono orefici, maestri del rame, orologiai, pasticceri, titolari delle attività che rappresentano la memoria storica e l’identità dei quartieri, e hanno contribuito alla ricchezza del territorio.
La premiazione si è svolta alla presenza dell’Assessore regionale alle attività produttive Roberto Marcato, del Presidente di Confesercenti del Veneto Centrale Nicola Rossi e dal Presidente Confesercenti di Vicenza Flavio Convento, la Presidente delle Botteghe Storiche di Vicenza Giuliana Pavan il Presidente Confesercenti Centro Storico Martino Roviaro, la Presidente Confesercenti di Montecchio Maggiore Stefania Cisotto. Le 14 attività riconosciute che hanno sede a Vicenza, Bassano e Montecchio sono: per la città di Vicenza, Bar Minerva, Cappelleria Palladio, Civico 22, Dal Santo Antonio, Dal Toso Battirame, Gastronomia Colombara, Litografia O. Busato, Orologeria Dal Ponte, Orologeria Pavan G. di Pavan Renato, Sorio Ferramenta, Trattoria Ponte delle Bele. Per Bassano del Grappa, Clacson, Orologeria Martini, Per Montecchio Maggiore, Da Leone Abbigliamento.
«Oggi per le botteghe storiche è un giorno di festa – commenta Nicola Rossi, Presidente della Confesercenti del Veneto Centrale – ma troppo spesso si legge nei giornali della chiusura di negozi, pasticcerie, ristoranti che spariscono in silenzio dopo mezzo secolo di attività, se non di più. Il silenzio ed il vuoto che lasciano, spesso sono incolmabili, la memoria storica viene persa, creando un buco per le future generazioni. Ecco perché lavoriamo e portiamo avanti progetti che non solo valorizzino ma anche sostengano queste attività. Il primo passo è il riconoscimento da parte della comunità e degli enti preposti. Il secondo è il coinvolgimento delle giovani generazioni con progetti di educazione culturale e del territorio. Come diceva Umberto Eco, la memoria è la nostra anima».